Lavorare per la gloria?

Secondo Jessica Hische, la risposta dipende da quanto siamo masochisti, se dobbiamo un favore a un amico o se la mamma, per farci nascere, ha dovuto sopportare un travaglio di 22 ore!

Chiunque sappia che lavoro facciamo, come lo facciamo e soprattutto chiunque ci conosca talmente bene da sapere che non saremmo capaci di dire di no!

Caro amico…

Potrebbe trattarsi di un amico a cui dobbiamo un favore. Oppure di un amico di cui ci fidiamo e a cui possiamo chiedere di ricambiarci il favore. Ci fidiamo veramente? E allora facciamolo. Ma attenzione, dietro alla richiesta dell’amico potrebbe celarsi l’azienda per la quale lavora, che per risparmiare soldi va in cerca degli “amici volenterosi” dei propri dipendenti col fine ultimo di risparmiare denaro.

Quindi, a meno che non abbiamo l’assoluta certezza del fatto che si tratti di un favore di carattere personale, e anche in quel caso pensiamoci comunque sopra due volte, allora non accettiamo.

E se è per una buona causa?

Certo, esistono anche le organizzazioni no-profit e di beneficienza. Non vogliamo forse dare il nostro contributo per una buona causa? Se non siamo egoisti, la risposta dovrebbe essere: “certo, con immenso piacere!”. E se non condividiamo la causa per cui si battono? Allora potrebbe essere una buona occasione per scrivere una lettera di protesta o declinare gentilmente la proposta. Ma stiamo all’erta: non sempre “gratis” fa rima con “no-profit”.

Siamo all’inizio della nostra carriera e ci promettono una lunga e proficua collaborazione?

Non crediamo alle false promesse. Non siamo nel paese dei balocchi, e nessuno regala niente per niente. Le aziende che chiedono di lavorare gratis non godono di ottima reputazione e spesso sono recidive: il lupo perde il pelo ma non il vizio. Se ci chiedono di lavorare gratis la prima volta promettendoci altri lavori, allora vuol dire che siamo caduti nella loro trappola: ci siamo fatti un bel cliente per la gloria

La mamma è sempre la mamma?

Sarò breve e concisa. Se ci rifiutiamo di aiutare la mamma e le chiediamo di essere pagati per un banalissimo lavoro, le parole che uscirebbero dalla sua bocca potrebbero essere non troppo dolci e delicate. Ci potrebbe ad esempio rinfacciare che per farci venire al mondo ha dovuto sopportare 22 ore di travaglio, o che per i primi tre anni di vita non le abbiamo fatto chiudere occhio per una notte di fila, oppure ci ricorderà tutte le feste di compleanno che ha preparato per noi e per i nostri amici, senza farci mai pesare tutti i suoi sforzi o ancora che ci stira le camicie o che ogni giovedì pomeriggio fa da babysitter agli amabili nipotini… In questo caso, dunque, rifiutare può rivelarsi una strategia fallimentare e controproducente!

E quindi?

Se vogliamo avere la certezza di essere pagati per il lavoro svolto, ci conviene rivolgerci ad agenzie serie e fidate. Se lavoriamo con clienti privati, è sempre meglio prendere accordi, firmare contratti di accettazione del lavoro e farsi pagare una prima tranche dell’importo in anticipo. Per tutti gli altri casi, rimando a quanto scritto qualche riga più su.

… e se proprio tu, sì, tu che stai leggendo questo post, sei in una situazione simile e sei arrivato fino alla fine… allora ho una brutta notizia per te: anche tu stai lavorando o hai lavorato per la gloria!

Immagine: Jessica Hische sul shouldiworkforfree.com



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