Parlo due lingue, quindi sono un traduttore

Tradurre significa passare da una lingua a un’altra, ne parlo due ergo sono un traduttore. Un ragionamento che pare logico quanto un’equazione matematica. Un ragionamento che molti seguono nella realtà lavorativa quotidiana. Ma cosa succede se applichiamo questa logica ad altri settori?

Essere cantante significa saper cantare, canto ergo sono un cantante. Subito qualcuno dirà: “Certo! Ci sono star della musica e poi c’è chi canta sotto la doccia…”. Ma si può spingere questo ragionamento ancora oltre: quando ero piccolo il vicino di ombrellone parlava tedesco, giocavamo a fare dei Sandschlösser, quindi mi candido come traduttore. Sarebbe un po’ come dire: da piccolo giocavo al piccolo chimico, quindi ora mando il mio curriculum a un’azienda farmaceutica. A nessuno verrebbe mai in mente un’idea del genere. Ma perché invece nel campo delle lingue succede?

La risposta è da ricercarsi nella professionalità. O meglio, nella sua mancanza. Il mestiere del traduttore, come altri suoi compagni di sventura, non gode della stessa considerazione e dello stesso riconoscimento di altre attività. Su questo punto insistono le varie associazioni di categoria. Ecco chi è il traduttore secondo l’Associazione Italiana Traduttori e Interpreti (AITI): “Per Traduttore si intende il professionista che traspone il testo dalla lingua d’origine alla lingua di destinazione, in maniera tale da mantenere quanto più possibile inalterato il significato originario e ricorrendo, laddove necessario, a processi di adattamento.” Lo stesso concetto lo ribadisce la sua equivalente svizzera, l’Associazione Svizzera dei Traduttori, Terminologi e Interpreti (ASTTI) nell’impegno che sottoscrivono i suoi membri: “Nello svolgimento della professione linguistica, i traduttori, gli interpreti e i terminologi sono tenuti a: soddisfare elevati standard qualitativi, declinare incarichi che esulano dai propri settori di specializzazione o dalla propria combinazione linguistica, contribuire all’immagine positiva della professione e dell’associazione.” E la lista non finisce qui…

I motivi per cui la traduzione è una cenerentola fra le varie professioni sono molti e complessi, non da ultimo la situazione legislativa, e sono oggetto di un acceso dibattito sia a livello nazionale che europeo. Non temete questo post non si addentrerà in questi meandri, ma vuole lanciare un appello!
AAA cercasi… Traduttori che considerino la loro professione come tale! La conoscenza approfondita e a tutto tondo delle proprie lingue di lavoro e di quella materna è essenziale, ma è solo uno dei requisiti richiesti.

In poche parole evitiamo di continuare a dare altri spunti per scrivere libri come “101 errori di traduzione che hanno cambiato il mondo”. Lettura per altro molto interessante.

Immagine via Flickr: Megaphon – floeschie (CC BY 2.0)



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